Articolo pubblicato su Utensili e Attrezzature / Nr. Novembre 2019
Roberto Carminati
E’ sulle scene da cinquant’anni esatti visto che proprio nel 1969 alcuni imprenditori tra cui Klemens Fritschi e Carlo Ruspa presero la decisione di dare vita alla Ridix, azienda torinese importatrice di macchine utensili e tecnologie per lavorazioni meccaniche. Il marchio scelto è chiaramente indicativo delle prerogative dell’azienda e della sua vocazione, poiché rappresenta una ardita integrazione dei nomi delle principali fornitrici originarie: le costruttrici svizzere di macchine utensili Rigide e Dixi. Se quella del machinery costituiva allora una delle arene di attività privilegiate dell’operatore sabaudo, con il tempo il suo ventaglio di offerta è andato ampliandosi, per concentrarsi poi sugli utensili, i normalizzati e i prodotti di consumo. Forte anche di un catalogo di oli lubrorefrigeranti, Ridix dialoga abitualmente con un’ampia varietà di settori industriali che comprendono l’aerospazio e lo automotive; la meccanica generale e di precisione; la lavorazione dei metalli e, non da ultimo, il medicale.
Fra le caratteristiche che nel corso dei decenni sono restate invariate, una riguarda la presenza nel portfolio del brand Dixi Polytool. Quest’ultimo, grazie in particolare ai prodotti della linea di utensili e microutensili per asportazione truciolo in metallo duro integrale e diamante, tra cui spiccano le gamme per foratura, fresatura, incisione, filettatura e alesatura, sta per certi versi trainando o quanto meno accompagnando l’ulteriore evoluzione della Ridix. Perché, come è stato detto a Utensili e Attrezzature da Simone Pepe, responsabile di prodotto per gli alesatori Polytool, l’intenzione è di promuovere sul mercato questi e gli altri articoli della gamma mettendo un accento ancora piùforte sul servizio.
Più vicini ai clienti
L’attività di Simone Pepe è focalizzata sugli alesatori Polytool con taglienti brasati e in metallo duro integrale che trovano opportunità trasversali di applicazione. Si indirizzano variamente, non a caso, ai segmenti della costruzione di macchinari e del movimento terra; a quello della produzione di boccole, valvole e cuscinetti e a quello dell’energetico; senza dimenticare il già menzionato aerospace. «Per quel che riguarda il prodotto in sé», ha detto Pepe, «le novità tecnologiche prevedono l’utilizzo di testine intercambiabili in metallo duro integrale, oltre allo sviluppo di rivestimenti specifici da impiegare sulle leghe speciali, sempre più utilizzate dai clienti nel settore aerospaziale. Il punto chiave è però quello del service». Esso è interpretato in maniera del tutto personale da Ridix che per provvedervi ha posto mano alla sua stessa struttura.
«Il team aziendale dedicato agli utensili è stato fondamentale», ha continuato il product manager, «e l’opera di restyling ha contemplato anche il riposizionamento del sottoscritto nelle vesti di responsabile di prodotto per gli alesatori Polytool. L’obiettivo dichiarato è di sviluppare il prodotto mettendo il cliente finale realmente al centro della nostra azione. Abbiamo costi competitivi e l’esperienza necessaria per garantire a ognuno, indipendentemente dal settore di appartenenza, soluzioni personalizzate, basate su delle rigorose analisi, effettuate prima e dopo la vendita». Deve essere cioè approfondita la conoscenza degli interlocutori di riferimento, osservandone l’andamento e ascoltandone i bisogni anche quando le trattative sono concluse. E presidiando il territorio, perché solamente così ci si può dichiarare concretamente vicini agli utilizzatori.
«Ipotizzare oggi», ha detto Pepe, «di proporre una tecnologia senza aver ben compreso prima chi è l’utente col quale si ha a che fare, sarebbe perdente. Il servizio è a nostro avviso determinato dalla volontà non di fornire solamente una famiglia di prodotti, ma creare soluzioni che facciano crescere i clienti».
Predittivi quanto basta
Per farlo è imprescindibile la comprensione del loro specifico approccio al lavoro, monitorandone le abitudini anche dopo la consegna. Il resto – il fedele rispetto del time to market; la rigenerazione e l’affilatura degli utensili – è un ideale corollario. E fa sì che pure in assenza di una autentica policy di manutenzione predittiva Ridix possa «giocare d’anticipo», secondo l’espressione calzante usata da Simone Pepe, «calcolando insieme al cliente i tempi-ciclo e il grado di usura degli utensili». In questo modo il distributore riesce a prevedere quando, a seconda delle macchine e delle lavorazioni, un dato utensile andrà sostituito con uno nuovo di zecca. Sui macchinari più recenti e più orientati in direzione 4.0 anche la sensoristica viene in aiuto dell’assistenza; ma sovente il parco tecnologico è nelle fabbriche decisamente più vecchio.
È quindi fondamentale il confronto diretto e continuo con il cliente. La realtà virtuale e quella aumentata sfruttate a scopo manutentivo non sono ancora entrate a fare parte del bagaglio di Ridix ma rappresentano per Pepe «una prospettiva futuribile». Non tanto «in relazione al singolo utensile» bensì piuttosto «alle macchine e alla relativa dotazione CAD integrata e i sistemi di programmazione dei cicli». A mezzo secolo esatto dalla sua fondazione il dealer può contare su una rete di vendita che conta 15 agenti totali dei quali dieci sono focalizzati in maniera esclusiva – o quasi – sull’utensileria e in grado di coprire per intero il territorio nazionale. E dinanzi a sé ha un mercato in salute, senz’altro, ancorché alle prese con qualche piccola-grande incognita.
Questa è la mia azienda
«L’evoluzione del panorama degli utensili è stata per anni frenetica», ha commentato l’intervistato, «e l’ultimo triennio è stato caratterizzato da picchi di crescita significativi e brusche frenate; da un comportamento insomma molto altalenante. Il tema caldo è ora l’impasse dell’automobile: si riflette sul taglio delle emissioni e sulla mobilità elettrica e nonostante che il nostro operato non ne sia toccato direttamente, lo è invece quello di una parte della nostra clientela legata all’indotto auto. Chi sta a nostro avviso viaggiando a pieno regime sono i produttori diretti di macchine agricole e mezzi pesanti; insieme all’occhialeria e gioielleria made in Italy, ai quali forniamo i nostri micro-utensili».
Se questa è la descrizione che Simone Pepe ha tracciato delle relazioni esterne del brand fondato da Fritschi e Ruspa, un anniversario tanto importante e simbolico è anche occasione per ripercorrerne le tappe di sviluppo fondamentali e ribadirne i valori portanti. «Ho fatto il mio ingresso in Ridix», ha detto Pepe, «in coincidenza col varo di un programma di sviluppo che avrebbe dovuto condurre al raddoppio del fatturato entro l’inizio del prossimo decennio. L’obiettivo è stato colto in anticipo e questo risultato non è soltanto dovuto all’abilità nel fare business quanto pure ai valori umani».
Quella «attenzione alla persona», cioè, che «fa vivere l’azienda in tono positivo, costruttivo, sentendosene veramente parte; e sentendosi coinvolti appieno nella sua vicenda imprenditoriale». C’è un filo rosso che tiene insieme questo modo di proporsi con le politiche di servizio e la filosofia che le anima, improntata come si è potuto osservare a un cammino di crescita condiviso con i clienti. «Perché abbiamo notato», ha riportato Pepe, «che molto più di quanto non accadesse nel recente passato essi sono interessati al rapporto diretto con il fornitore, a stabilirvi delle sinergie».
Futuro prossimo
Il manager di prodotto per gli alesatori Polytool Simone Pepe ha anticipato che parallelamente alle celebrazioni per i suoi primi cinquant’anni, Ridix intende procedere alla definizione delle strategie con le quali affrontare un futuro che, come si è visto, rischia di riservare qualche sorpresa. «Continuare a privilegiare la tempestività» con l’intenzione di «portare ulteriore innovazione», nelle parole di Pepe, sono senza dubbio due dei cardini della roadmap societaria. Anche nei periodi più complicati per la manifattura l’operatore di Torino è sempre riuscito nell’intento di incrementare le sue quote del mercato e non dubita di poter realizzare numeri importanti anche nei prossimi anni.
«La mia impressione è che si debba acquisire un surplus di flessibilità»ha riflettuto Simone Pepe in conclusione d’intervista«per poter supportare al meglio i nostri clienti in sede di programmazione degli ordini, di pianificazione. Dobbiamo riuscire a interpretarne più efficacemente i bisogni e la tecnologia può darci una mano, con tool e software sviluppati per raccogliere ed elaborare le informazioni relative a ogni cliente già attivo e anche a tutti i prospect».