Articolo pubblicato su Tecnologie meccaniche / Nr. Dicembre 2019
Ezio Zibetti
Era bello da bambini sentire alla sera prima di addormentarsi una favola raccontata da papà o mamma, un momento prezioso che alimentava i sogni di ogni bambino, ed è stato altrettanto bello per tanti di quei bambini diventati grandi raccontarla ai propri figli, magari con nel cuore un po’ di disincanto, guardando alla vita e pensando che le favole e i sogni che alimenta sono belli ma impossibili da realizzare. Questo pensiero, anche se umanamente comprensibile, a volte non è vero. Le “favole”, quelle che hanno una radice profonda, quelle che sono basate su un connubio tra mente, cuore e anima, che sono portate avanti con determinazione, che guardano alle persone prima che al puro profitto, quelle si possono avverare.
Ne abbiamo avuto una dimostrazione concreta quando al termine del suo discorso durante l’evento organizzato per i 50 anni di Ridix, Clem Fritschi, fondatore della società, ha ricevuto una vera e propria standing ovation durata alcuni minuti. Sì, perché la storia di Clem Fritschi e della Ridix, che lui ha voluto raccontare come una “favola”, ha una radice veramente unica e profonda. Ma lasciamo raccontarla a lui direttamente, così potremo scoprire il segreto del successo di Ridix.
In un articolo apparso su Focus, Oscar Montigny afferma: “Per salvare il pianeta non dobbiamo guardare al nostro successo e al denaro, ma privilegiare la collettività. È il momento di nuovi eroi. Stiamo perdendo i riferimenti religiosi e culturali. Ci troviamo in un momento di grande confusione, ma anche di grandi opportunità”. Dice inoltre: “Le aziende sono il cuore di questo cambiamento”.
Parte da qui Clem Fritschi per raccontare la sua e la storia di Ridix.
«60 anni fa un giovane nato e cresciuto in Svizzera e una giovane italiana si incontrano a Londra: tra loro nasce subito un rapporto di amore intenso. Quando la ragazza rientra in patria il giovane decide di cercare un posto di lavoro in Italia senza però conoscerne la lingua: quando lo trova fa salti di gioia. L’azienda però si trova a Catania, e solo facendo il viaggio in treno in agosto da Londra a Rorschach in Svizzera per salutare la sua famiglia e poi dalla Svizzera a Torino per conoscere i genitori di Margherita (così si chiama quella giovane) e finalmente da Torino a Catania, il giovane si rende conto che l’Italia è assai lunga… ma nessun ostacolo può impedirgli di proseguire il cammino, e infatti il primo luglio dell’anno 1961 si sposano. Perseveranza, lealtà e tanta fede erano i presupposti per potere realizzare questo progetto.
Dopo alcuni cambiamenti trovo finalmente lavoro in un’azienda di Torino: avete già capito che sono io il protagonista di questa favola! Nel 1969 l’azienda per cui lavoravo chiude per l’età avanzata del titolare. Decido con alcuni colleghi di fondare la Ridix. Eravamo tutti molto giovani e inesperti, infatti dopo pochi mesi rimaniamo solo in due con prospettive apparentemente scarse di successo. Intanto erano nati Andreas e Paolo e come famiglia eravamo molto felici.
Nell’anno 1974 Andreas, mentre si recava alla riunione degli scouts camminando sul marciapiede, viene travolto da una vettura. Non ci sono parole che possono fare capire il grande vuoto e la tremenda disperazione mia e di Margherita. Quando il piccolo Paolo ha chiesto: “Papà… e adesso?”, io l’ho abbracciato dicendogli: “D’ora in poi l’unica cosa che possiamo fare è amarci di più fra di noi e amare tutti”. Poco dopo abbiamo partecipato a un convegno intitolato: “Dio è Amore”. In questa occasione io e Margherita, piangendo, abbiamo incontrato Dio Amore e da allora abbiamo cercato di amare ogni persona che incontravamo.
Abbiamo mantenuto un rapporto molto stretto con i partecipanti di quel convegno: in seguito il giovane Ugo Pettenuzzo, poi Paolo Frand Pol, poi Michele Michelotti mi hanno chiesto di fare parte della Ridix. Io ero assai preoccupato temendo di non potere disporre dei mezzi sufficienti per garantire le loro paghe e stipendi. Ecco, posso affermare che fra noi la cosa più importante, anzi indispensabile, era l’amore e la piena fiducia e su questa base siamo riusciti a impostare tutta l’organizzazione dell’azienda: questo orientamento c’è tuttora e rimane il segreto del successo della Ridix».
Tornando all’articolo e all’idea controcorrente di privilegiare la collettività anche in azienda – che vuole dire agire nella consapevolezza che siamo tutti parte dello stesso sistema, che siamo tutti connessi – Oscar di Montigny sostiene che la difficoltà oggi consiste nel guardarsi dentro e capire cosa possiamo fare.
«Oso dire – ha proseguito Fritschi – che questo folto gruppo di impiegati, tecnici, venditori, soci, dirigenti, tutti insieme, nel corso di questi 50 anni, ha potuto sperimentare oltre al successo materiale tanto entusiasmo e gioia. Ma questa realtà va oltre i confini della Ridix: i clienti, i fornitori e il personale delle aziende di servizio ne sono coinvolti e anche gruppi
di popoli fuori dal contesto imprenditoriale in Argentina, India, Marocco hanno potuto godere del successo, dato che da molti anni una parte degli utili viene destinata a popolazioni indigenti che ancora soffrono la fame e la più misera povertà: anche loro fanno parte dell’umanità».
Una storia, un sogno, ma soprattutto una vita vissuta all’insegna di valori quella di Clem Fritschi e di tutta la Ridix, che ci fa capire che è possibile e realizzabile un modo diverso di fare azienda e che le aziende, come afferma Montigny, possono essere il cuore di questo possibile cambiamento.
[L’articolo continua]